Con Dalla Parte Del Torto, Giulio Casale mette da parte, senza dimenticare, tutte le esperienze teatrali e tutti i “maestri” metabolizzati in questi anni e torna alla musica con un album (anzi, un concept-album) che si inserisce perfettamente nella propria multiforme carriera. Coerente verso il proprio pubblico ma soprattutto verso se stesso, svela - e si svela, e ci svela – attraverso 12 canzoni/fotografie consolanti ma non consolatorie quanto di malsano viviamo ogni giorno, spesso nostro malgrado ma ancor più spesso in silenziosa connivenza.
La Tua Canzone è già una sorta di manifesto, non sono previsti ne si fanno sconti perché quel che c’è da dire è molto e molto verrà detto. E’ necessario che qualcuno lo faccia. Che poi troppa sincerità possa portare automaticamente dalla parte del torto fa parte del gioco, Brecht lo diceva e Giulio ne è pienamente cosciente quando ne La Mistificazione si assume tutte le responsabilità di scelte sbagliate (per i più) ma corrette e coerenti per sé stesso ( Mi sono seduto dalla parte del torto/ perché ogni altro posto era occupato). E non conta quel che ci circonda (..mentre ascoltavo gli argomenti peggiori / difesi sempre dai migliori avvocati…), l’ importante è che l’ “io” vero, intimo, possam se non vincere, almeno emergere puro e pulito (..può darsi pure che abbia fatto del bene/ ma distrattamente, quasi come una svista..), anche se questo può portare a ritrovarsi soli davanti al bancone di un bar a macinare tristezza, rimpianti e solitudini come nella bellissima, quasi imbarazzante nella propria sincerità, Apritemi (…Lo specchio dietro al bar mi vede bere a goccia ancora / Sto al limite del limite, o forse è un ulteriore/Ricaccio indietro lacrime- niente autocommiserazione./ Ti fuggono se dici “Male” al “Ciao, come stai”…). Un’ Ossessione e Il Virus A sono legate a filo doppio: l’ aria si fa ancora più pesante, i ritmi diventano cupi, quasi paranoici (la mano del produttore Giovanni Ferrario si sente) e viene quasi naturale pensare che le nevrosi della prima (…provare repulsione per i numeri pari / cercare di guardare più telegiornali, portare i bambini allo zoo safari, cambiare lavoro, non per me, più per loro…), estremizzate, possano portare a vari tipi di intolleranze fino a sfociare nel razzismo e nelle persecuzioni più pure sotto forma di Virus A (…La solita vecchia storia, ci hanno detto froci, ci hanno detto tossici e niente ci feriva veramente però era il segno, l’esercito per strada, l’idea di più galere, il mito della forza, dell’ordine sociale, quando non ne puoi più di soccombere sempre vuoi tutti all’ammasso, ti fa orrore saperti così fragile e vivo, pensi a Dachau o a Birkenau, la guerra alle streghe – e la strega sei tu. Gli zingari, i deformi, i perdenti, gli inutili, i pazzi, gli altri. La guerra alle streghe e la strega sei tu ), quasi come difesa estrema e paradossale. Paranoia appunto.
Forte di un ritornello accattivante ed apparentemente “leggero”, con La Fine si festeggia il tramonto annunciato dei nostri stili di vita falsati (…è la fine della festa occidentale / è la fine di un romanzo criminale / è la fine dell’ impero occidentale…). E’ la “scoperta dell’ acqua calda” che il decadimento di una società ha inizio soprattutto con l’impoverimento culturale ma le prospettive che la canzone ci mette di fronte sono raggelanti. (…Né Sisifo né Parsifal né Johnny Cash o Zimmermann/ Né Jimmy Dean o Jimmy Joyce né Gustav Jung o Ziggy Freud…). Di eroi, idealisti e menti aperte come quelle citate se ne scorgono sempre meno nell' orizzonte futuro e il pensiero libero, questo sì realmente rivoluzionario, è soffocato e ridotto a mera merce. Il panorama che ci attende, dopo anni di anestetizzazione, è sconfortante.
Azzeccata, in verità più per concetto che per forma, la cover Magic Shop di Franco Battiato. L’atmosfera è forse troppo sognante ed eterea - troppo “alla Battiato” verrebbe da dire - per un disco che non ha risparmiato bordate elettriche e parole sferzanti. E’ vero che comunque una piccola isola di pace sonora ci vuole soprattutto se il brano seguente, La Merce, risulta essere realmente, e soprattutto volutamente, disturbante sia sul piano musicale che testuale. Episodio magari ostico ma probabilmente necessario nel disegno generale. Personaggio Comune e Senza Direzione tornano ad essere musicalmente solari pur avvicinandosi a temi che di solare hanno ben poco. Fra i punti più alti di un album già di valore, i brani nobilitano due personaggi che tentano di vivere e di sopravvivere, ognuno a modo proprio, ( l’uno per cui “con un lavoro che viene e che va / devi comunque fare buona impressione” e l’altra, Nina, vittima di spregevole violenza familiare) ai differenti mali quotidiani e ad una società che ormai lascia sempre meno spazio ai cuori puri. La Febbre è forse la canzone in cui maggiormente si sente l’ influenza delle esperienze teatrali. Attraversato da un trascinante talking che pesca da Viaggio Al Termine Della Notte di Cèline e che chiude il tutto in entusiasmante crescendo, il testo è una esortazione a riprendersi quel tempo (e quell’ amore inteso come universale), per sè stessi e per gli altri, che vari tipi di frenesie, imposte od auto-imposte, hanno letteralmente fagocitato (...Ma abbiamo il tempo per gioire e per creare in questo nostro tempo che non sappiamo amare (…) Milioni di persone che si abbracciano ai binari e macchine e aeroplani che ci vogliono puntuali / Ma abbiamo il tempo per dirla una parola / Abbiamo tutto il tempo e proprio il tempo ci consola…).
Chiude il cerchio La Tua Canzone N. 9, versione acustica - forse riappacificata, forse rassegnata - del brano che apre il disco. In un lavoro fatto da molti suoni che riempiono l’ aria, è in questa veste sommessa che le parole prendono ancora più importanza (…E se io non comprenderò io non comincio, non ho un senso / Se io non comprenderò è un’arroganza anche dire “Io”..), riaffermando la centralità dell’ "io" non come egoismo ma come apertura verso l' altro da sè. Dalla Parte Del Torto, proprio attraverso questa sofferta onestà intellettuale, conferma una volta ancora - se mai ci fosse stato qualche dubbio - che quella di Giulio Casale è una voce necessaria.
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